Celeste: ti va di tirare fuori qualcosa per Controluce? Le carpe hanno fondato un’associazione per la difesa della loro dignità e un sindacato. Chiedono di carpare in pace e hanno fatto sapere che il primo aprile si vendicheranno. Una certa Wanda apriva il corteo e faceva anche un po’ paura..
Riccardo: come? Scrivere? Ehi, ma come scrivere??? … non hai tempo? … si, ma… si, ho capito ma… no, dai, ma come io… si, ho visto come… cioè no… fammi parlare… no dai… ah… ma… ah, vabbè…

No, impossibile. Non può essere successo di nuovo. Ma che ci faccio io qui?? Mi par d’essere l’intervallo della Rai, quello con l’arpa e le città d’Italia! Ma pensa te come si deve andare a finire. E poi che dico? Si, ho capito che la padrona di casa non c’ha tempo, ho capito che questi stanno andando a ramengo coi commenti e similari, ma che c’entro io?? Ok, ok. Come al solito la “parità dei sessi” s’espleta con la capitolazione di uno dei due. Per pietà non fatemi dire quale, dei due. OK. Bene…
Buonasera, eh. … come va…? Hm, animo. Vabè, frughiamo nella mente alla ricerca di qualche argomento che mi sia interessato e di cui possa dire qualcosa che non sia stereotipato, banale o in qualunque senso prevedibile e alla fine tragicamente noioso. In effetti qualcosa c’è (spero), ed è anche uno di quei fatti che riempiono la cronaca new style, di quella brutta brutta, della tragedia spettacolo, dei giornalisti delle lacrime, della spettacolarizzazione dell’incubo. Ma che in effetti, secondo me, a differenza dei vari delitti di varie parti d’Italia, si presta a diversi aspetti di approfondimento. E poi l’interesse va scemando, quindi se ne può anche parlare un po’ più seriamente, o meglio, serenamente. In breve, “La Nave”, come ormai viene definita, il naufragio della Costa Concordia. Ok, non se ne può più. Questo in effetti è il primo sentimento, concordo (ops). E sarà che io ho un minimo di conflitto d’interessi dato che quello che considero uno dei posti più belli del mondo è lì a due passi, e ci vado da tanti anni in cerca di boh: bellezza, sincerità, asprezza anche, e di nuovo bellezza, storia e potrei continuare ad libitum, ossia l’isola d’Elba. Per cui mi interessa sapere come e se riusciranno a bonificare quella carcassa preistorica da tutti i suoi agenti inquinanti, e a pregare perchè tutto quello che conosco di quei posti possa continuare ad esistere, piante, animali, coste anfratti e insenature, e la gente che ti vende i sugarelli pescati la notte dalla barca sul porticciolo. Non mi dilungherò nelle disquisizioni tecniche delle potenzialità distruttive del carburante (si chiama “bunker”, è quanto di più “scarto” ci sia, è l’ultimo prodotto estratto dalle torri di raffinazione del petrolio, più raffinato solo dell’asfalto che si mette sulle strade. E’ così duro, si, duro, solido, che per essere usato va sciolto col vapore a centinaia di gradi), e nemmeno dell’olio lubrificante (nella vostra auto ce ne sono circa quattro litri no? Ossia poco più di tre chili e due. Beh, in quell’arnese ce ne sono quaranta tonnellate). Se fuoriuscissero, e non pensiamo a cosa sarebbe successo se fosse affondata in senso proprio, semplicemente distruggerebbero l’arcipelago toscano. Dicevo, il recupero e la bonifica lo seguo con ansia per quanto ho descritto, ma c’è altro che mi ha colpito e che vorrei condividere. La prima cosa ovvia è che ha fatto più danni Schettino in poche ore che Berlusconi in vent’anni di “cavalli in senato” in guisa di novello (si fa per dire) Caligola. Infatti, Berlusconi è uno che “non si sa come” è arrivato per “meriti” suoi ad avere l’influenza che ha avuto e l’ha usata allegramente a proprio vantaggio (al proposito segnalo un articolo dell’Economist “The man who screwed an entire country” ossia “l’uomo che ha fottuto un intero paese” che definirei bellissimo se non ci fosse da mettersi a bestemmiare
http://www.economist.com/node/18805327
e in una traduzione non fedelissima ma che rende comunque un’idea
http://www.metaforum.it/showthread.php/20658-Economist-l%E2%80%99uomo-che-ha-preso-in-giro-un-intero-paese
in rete ce ne sono anche altre per chi fosse interessato) ma è comunque un fatto che interessa un solo essere umano, quindi è un caso circoscritto, limitato e, si può presumere, particolare. Schettino invece fa paura davvero, perchè rappresenta il “manager qualunque” italiano, che fa lo splendido, osannato nel suo fascinoso completo bianco, potente al punto di poter sposare o arrestare chiunque sul suo pezzo d’italia galleggiante, di poter decidere della sorte, guidare e condurre gli esseri umani che gli sono stati affidati. E usare tutto questo per fare bravate, e fare colpo e comunque goderne a livello assolutamente personale, senza alcun obbligo associato. Se ne trovano esempi analoghi specialmente nel mondo finanziario o pseudoimprenditoriale italiano e non solo. E, una volta “fatto il guaio”, subito dopo fuggire dalle proprie responsabilità, pensando solo a salvare se stesso. Un danno etico incommensurabile, per il nostro paese, dove “paese” non è quel senso vago (per taluni certissimo, come “l’esistenza di Dio” d’altra parte) di confini territoriali, bensì di condivisione di valori derivanti dalla storia culturale precedente e perchè no, di una lingua. Al pari di quei cowboy che hanno usato uno degli aeroplani militari più evoluti esistenti, per giocare al loro videogame prima di tornare a casa loro, senza conoscere nè il posto e nemmeno avere guardato le carte: bravata che è costata la vita a venti persone (funivia del Cermis, per chi non ricordasse). L’atteggiamento è lo stesso. Si, è osceno, e mi ha dato fastidio. Anche la storia personale delle singole persone è stato piuttosto d’impatto (quella oggettiva, non ho mai voluto ascoltare nemmeno una trasmissione di spettacolarizzazione della tragedia). Stupidamente, quando hanno ritrovato la bambina dispersa ho pensato a quello che… beh, chiaro a cosa ho pensato, mi sembra normale. Ma c’era ancora qualcosa, che non avevo trovato cosa fosse, che mi aveva colpito. Poi ho capito. Era la nave. Non mi stava facendo nessun effetto vedere la morte di quella nave. Strano. Anche in alcuni temi dei bambini del Giglio si trova il dispiacere per questa enorme balena che è venuta a morire a casa loro.
http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2012/02/02/news/temi-in-classe-1.3136678
Se avete qualche minuto leggeteli, perchè ci sono cose che i grandi non immaginano. Punti di vista, oppure dettagli insignificanti che invece sono la cosa che ottunde tutto il resto della scena. Ok, esprimetevi liberamente: “questo è scemo” è un’espressione perfettamente accettabile nei miei confronti, lo dico io per primo di me stesso. Ecco, però, dopo che vi sarete sfogati, e ripeto, condivido, provate a starmi a sentire. L’avete vista quella nave? Mi ricordo la sensazione che all’inizio degli anni novanta mi fece il vedere il varo di una delle prime di queste dai cantieri di Trieste. Mi venne da dire: “ma questa non è una nave”. Non so cosa fosse, ma una nave no. È enorme. Quadrata. Sgraziata. Una nave è filante, ha una prua lunga ed affilata, un sistema di ponti discreto, con una specie di terrazzamenti elegante, spazioso, un po’ piramidale, ed una poppa che non è possibile che sia un nome attribuito a quella parte per caso: la poppa di una nave è una bellissima “poppa”, tout court. Quella, no. E tantomeno la Concordia. E poi l’avete vista dentro? Quello sfarzo vistoso e pacchiano, inutilmente carico di luci (ovvio, tutte banalmente artificiali) e di scalinate, ascensori di vetro, a vista, e poi ori e marmi e zampilli. E moquette. Ovunque. Mamma mia… Mi ricorda un hotel di Abu Dhabi dove alloggiai una volta. E un altro di Houston, di una missione successiva. Uguali, entrambi. Se non avessi saputo dove fossi stato nel momento del risveglio, certo non l’avrei capito dall’ambiente circostante. Sfarzo, ricchezza (o almeno lustrini e paillettes) a gogo. Stile? Non pervenuto. Ok, manca un pezzo. Tra i miei “frugamenti nelle soffitte” c’è stato anche la storia dei transatlantici, e in particolare quelli italiani. Ora, detta così paio un accademico di storia navale: niente di tutto questo, solo semplice curiosità e un minimo di approfondimento. Quindi, mentre i vari Lusitania e Titanic tra tutti erano delle macchine, per quanto fascinosissme, ma vecchie, sia per la costruzione, sia “socialmente” (basta pensare alla 3° classe, o all’alimentazione manuale delle caldaie a vapore in condizioni al limite della resitenza umana, testimonianze tecniche della struttura sociale del tempo, e del valore “variabile” della vita umana), lo stile, l’eleganza, la classe assolute erano rappresentate dalle navi italiane degli anni ‘50 e ‘60. Penso alla Michelangelo, alla Raffaello, e prima di loro all’Andrea Doria.
http://www.michelangelo-raffaello.com/italian_site/arte_a_bordo/arch_mich/arch_mich_pag1/arch_mich_1it.htm
Vere e proprie opere d’arte galleggianti, (e taccio dell’aspetto progettuale della macchina in sè). C’era ricerca, in tutta l’idea: dalla linea dello scafo ai locali, agli arredi, alle opere degli artisti del tempo, a decorare gli ambienti. C’erano soluzioni d’avanguardia, per l’epoca, a bordo. Questi eravamo “noi” negli anni ’60. Alla Michelangelo successe un incidente, fu travolta da un’onda oceanica anomala, e ci furono danni, e morti. All’epoca tutti i transatlantici, di ogni nazione e paese, furono mandati in cantiere per le modifiche necessarie, perchè “se è successo a loro” allora è grave davvero. Eravamo “quelli bravi”, all’epoca. E la Concordia? Io non ho competenze navali, ma di macchine un po’ me ne intendo, e anche di quelle che sono un po’ bastarde dal punto di vista della sicurezza: ad un certo punto del progetto, diciamo a metà, usa fare una riunione che si chiama HAZOP, ossia “HAZard and OPerability analysis”, cioè “analisi di pericolo e operabilità”
http://it.wikipedia.org/wiki/HAZOP
Tutti quelli coinvolti nel progetto sono invitati a formulare quesiti del tipo “cosa succede se”: cosa succede se si rompe quello, cosa succede se tizio non è lì a fare quello che deve, cosa succede se etc etc. E’ fondamentale, ma costruendo la Concordia, l’hanno fatto??? Cosa succede se quel ganzo di schettino la manda sugli scogli? Ci sta o no, con tanta acqua da tutte le parti, in mare? Appena è entrata acqua, (e lo scafo era singolo, che costa meno, ma s’è allagato subito tutto: ari-hazop), hanno perso all’istante i motori, tutti i controlli, compreso il timone, oltre alle pompe di bilanciamento (che sono quelle che siccome il fondo è piatto, e non c’è la chiglia (la nave è alta sessanta metri ma ne pesca solo otto…) per entrare anche nella laguna di Venezia perchè fa figo, la nave non sta diritta da sola come sarebbe naturale che fosse, ma c’ha bisogno di un sistema di pompe che bilancino l’acqua in dei serbatoi sui due lati della nave stessa): perse le pompe, la nave non è andata giù “pari”, ma si è rovesciata, che è stato il guaio dei guai. Schettino è solo la punta dell’iceberg (appunto), la tragedia della Concordia è ben più grave, ed è stata principalmente culturale. E allora io dico. Quando un’alluvione spazza la Biblioteca Nazionale, quando scoppia una bomba agli Uffizi, quando minano i due Buddha. Quando il museo nazionale di Baghdad viene sacheggiato. Quando infettano un lago rimasto intatto per venti milioni di anni. Quando succedono cose così, tutti perdiamo qualcosa. C’è anche chi sente male, quasi fisicamente, c’è chi pensa ad un essere viviente con un’anima, che muore. Beh, “perdere” la Raffaello o la Michelangelo, a sapere cosa sono state, a me, strettamente a me, suscita qualcosa di simile. Ovvio, lo capisco che non sono il museo di Baghdad. Ma perchè considerarle solo mezzi di tarsporto obsoleti, e non piuttosto delle opere d’arte? E non è allora un delitto sbarazzarsene a prezzo di rottame? La Tour Eiffel, è forse da vendere “alla libbra”, anche se c’hanno provato, ai tempi? (citazione da un’altro vecchio amore)
http://www.youtube.com/watch?v=RdD6L4cKKU8&feature=fvwrel – tradotto qui
http://www.dusk.it/Dusk_trselling.htm
ma qui è meglio che non mi si segua). Invece il grande cetaceo di metallo agonizzante appena fuori di Giglio porto beh, non ha un’anima. Ecco perchè non mi fa pena. E’ frutto di puro conto economico, di un senso del bello americano e stereotipato e omologato, condiviso e accettato, senza rischi, da “vincitore” che come esporta la democrazia in Iraq, così contamina come catrame ogni altra concezione del “bello” in sè. D’altra parte non è arte, è solo un mezzo di trasporto, no? E da “polli in batteria”, senza gloria, stile Ryanair, dove corri a prenderti il posto come sull’autobus, e non da Pan Am anni ’70. Vabè.
Mi fa un po’ compassione, questo gigante senza l’anima, e senza significato. Forse non se lo meritava, forse lei voleva essere una regina come quelle che l’hanno preceduta. Ma, a lei come a noi, sono toccati questi anni di plastica, questo tempo, e questi “nani” schettini, così lontani dai giganti di solo settant’anni fa, ma che sembra così tanto tempo.
Riccardo